Cosa serve per comprendere un testo? Quando le parole riescono a tessere pensieri.

Novembre 17, 2020by Plòion0

La capacità di comprendere cosa si legge o si ascolta è una abilità fondamentale sia nel contesto scolastico sia nella vita di tutti i giorni ma è qualcosa che si costruisce come un tessuto attraverso l’intreccio sapiente di varie altre abilità. 

La comprensione del testo, quindi è in qualche modo simile alla tessitura: le strutture semantiche derivate dalla lettura devono essere integrate con le conoscenze di fondo del lettore e intrecciate con collegamenti inferenziali per formare il filo di una rappresentazione mentale che viene aggiornata man mano che la lettura procede. Nella mente del lettore quindi le nuove informazioni, acquisite tramite la decodifica dei segni scritti sulla pagina, attivano immediatamente altre informazioni apprese precedentemente e vi si aggregano, prendendo senso dall’organizzazione che la mente è in grado dare al materiale nuovo, insieme a quello già presente. Nei lettori esperti, quei lettori che hanno appreso una buona automatizzazione del processo di decodifica della lettura, questo processo avviene in maniera piuttosto passiva ed automatica, liberando risorse mentali che possono essere ben investite nell’aggregazione dei significati e quindi nella comprensione del testo. Quando invece il processo di decodifica della lettura non è automatico richiede un investimento di risorse attentive, che presuppongono un’azione intenzionale e controllata da parte del lettore, limitando così l’attività di comprensione della lettura. 

Per una buona comprensione di un testo vengono chiamate in gioco diverse capacità cognitive.

Come prima cosa è necessario essere buoni conoscitori delle parole che sono usate per costruire il testo da comprendere. Bambini con scarse competenze linguistiche hanno più difficoltà ad attivare la rete di significati che serve a supportare l’acquisizione del significato dell’informazione nuova. Conoscere il significato di molte parole aiuta quindi sia a parlare meglio, potendosi esprimere con maggiore chiarezza, ma anche a capire meglio cosa si legge o cosa si ascolta. Sono quindi molto importanti, nelle scuole e nelle famiglie, le attività di potenziamento linguistico, utili ad ampliare le conoscenze semantiche di tutti i bambini e in particolare dei bambini che vivono in contesti dove non vi è un forte arricchimento linguistico.

Anche l’efficienza della memoria di lavoro ha un suo peso importante per la comprensione del testo. La memoria di lavoro è un particolare tipo di memoria che consente all’essere umano di elaborare sequenze di informazioni mentre alcuni “magazzini” di memoria temporanea trattengono sequenze di parole o di informazioni visuo-spaziali, quindi, nel nostro caso, mantenere attive in memoria le informazioni appena lette via via che si leggono le informazioni successive, permette il dipanarsi di quella attività di tessitura che dà la forma alla comprensione del testo e all’immagazzinamento dei significati. 

Infine, la trama del processo di comprensione dei testi è tenuta insieme dalla capacità di mantenere l’attenzione, capacità che è trasversale in molti processi cognitivi che hanno ricadute sulle abilità scolastiche.

Alla luce di tutto questo, di fronte ad un bambino o ad un ragazzo che ha difficoltà a comprendere un testo, è importante distinguere, tramite una accurata valutazione, se le difficoltà dipendono dalla mancata acquisizione degli automatismi o della rapidità della lettura, se dipendono da difficoltà linguistiche che possono avere diversa natura secondo il contesto socio-culturale di immersione, se invece sono il frutto di difficoltà a carico della memoria di lavoro o se infine possono essere dovute ad una fragilità nella sfera attentiva. Ciascuno di questi casi diversi necessita di un percorso diverso per permettere al bambino o al ragazzo di migliorare la comprensione del testo, diminuendo anche consistentemente la frustrazione che deriva dal passare molte ore su una pagina del libro, senza riuscire a capirne e immagazzinarne il contenuto.

Prof.ssa Francesca Federico, Psicologa

Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, Sapienza, Università di Roma

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